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venerdì 22 gennaio 2016

DINO CAMPANA: LA POESIA CHE SALE VERSO LA PURIFICAZIONE di Vincenzo Arnone



Dino Campana:
la poesia di chi sale verso la purificazione

«La figura di Dino Campana, anche al di là del giudizio letterario, è una delle più singolari e attraenti del nostro Novecento; in nessun caso come questo gli eventi letterari s’intrecciano così strettamente con quelli biografici». Così annotava Ferruccio Ulivi in un saggio del 1982, e così è in effetti per il poeta di Marradi. Inizialmente sottovalutato, dimenticato, poi riletto, analizzato e studiato e valorizzato come pochi altri poeti del Novecento. Eppure Campana, fondamentalmente, scrisse un solo libro I canti orfici.
Lorenzo Bertolani (un 'irregolare' della cultura letteraria, poiché è farmacista) abita a Badia a Settimo, nei pressi della Badia dove è sepolto Campana e a un tiro di schioppo da dove c’era il manicomio dove venne internato il poeta. Tanto quanto gli è bastato per sentirsi stimolato a leggere attentamente e criticamente l’opera campaniana, su cui ha pubblicato altri saggi ( Dino Campana da Castel Pulci A Badia a Settimo...) oltre quello in questione.


1.    Come amo la povertà delle cose quassù
      che meglio ci farà sentire la nostra ricchezza

                                                                                  
     
Dino Campana, Lettere


 
     
       










Questo suo Felice di essere povero ignudo si apre su due binari esistenziali di Campana, felicità e religiosità, letti tra le righe dei Canti orfici e selezionati con precisione da Bertolani.

La felicità della contemplazione della natura, dell’immedesimarsi con la natura e del sentirsi «nudo», povero, libero cioè, quasi un sola cosa con la natura, sia sulle alture di Marradi o di La Verna, come sulle Alpi, felicità che coincide con la poesia pura, agreste, barbara; e «povero, ignudo, felice di essere povero ignudo, di riflettere un istante il paesaggio quale un ricordo incantevole e orrido in fondo al mio cuore salivo: e giunsi, giunsi là dove le nevi delle Alpi mi sbarravano il cammino...».


2.      ... paese barbarico, fuggente, paese notturno,
         mistico incubo del caos 

         Dino Campana, Canti Orfici

 La religiosità prende lo spunto, i segni e i simboli dalla fede cristiana, anche se poi percorre altri sentieri; si direbbe una religiosità di cultura cattolica, più che di fede cattolica. Religiosità a cui Campana dà tre forme in modo particolare: il pellegrinaggio, il volto della Vergine e quello di san Francesco a La Verna; tutte e tre corrispondono alla sensibilità, alla poesia e alla dimensione di vita di Campana.


3    Ecco le rocce, strati su strati, monumenti di tenacia
      solitaria che consolano il cuore degli uomini
     
      Dino Campana, Canti Orfici

    
                                  
Il suo Diario lirico riesce a dar valore e un’anima alla quotidianità nelle semplici cose, nella sua 'salita', che è come una ascesi verso il Monte e la visione del Santo. In tal senso i richiami biblici sono vari e facilmente accostabili a diversi aspetti della vita dell’uomo: La Verna, la montagna indica il salire, l’andare verso l’alto la purificazione, il sollevarsi al di sopra della pesantezza morale. 
Annota Bertolani come «la certezza del poeta sta nel vivere appieno la speranza: ecco il perché della salita, del cammino catartico verso la vetta: trovare la purezza umana artistica da sempre anelata». Il suo essere povero e ignudo può in tal modo essere accostabile a quello di figure bibliche che intendono liberarsi dai fardelli della carne o del peccato per tendere all’ascesi spirituale.
Vincenzo Arnone
Avvenire, 11 feb 2014

Lorenzo Bertolani FELICE DI ESSERE POVERO IGNUDO Felicità e religiosità nell’opera di Dino Campana Edizioni della Meridiana Pagine 80. Euro 10,00



4.     A l'aride pendici
       Aspre arrossate dall'estremo sole
       Confusa di rumori
       Rauchi grida lontana la vita ...


Dino Campana




Foto tratte da: Antonio Barletti, Mugello. Cuore verde di Toscana, Angelo Pontecorboli Editore, Firenze, 2003.

1. Casa colonica sull'Appennino (pressi di Palazzuolo sul Senio, novembre 1973)
2. Pressi di Tirli, Firenzuola
3. L'eremo di Gamogna, Marradi
4. Villa Erbaia, Montecarelli, Barberino